Giuliana Fornaciari
Onanisti urbani


a Giovi, nipote

Anno  2048,  il  Primo  Ministro  del  Granducato  di  Italia  e  Grecia, 
composto dai Terroni Europei, si recò in visita ad una scuola del Regno. 
Per l'occasione venne letto ad alta voce il tema più bello. Si fece avanti 
un ragazzino di 12 anni. Tal Giovanni detto Giovi e iniziò a leggere.
­ Mi piace andare in vacanza con la mamma, il babbo e i miei fratelli... ­
Il  Primo  Ministro  era  distratto  e  aveva  il  viso  torvo  di  chi  regge  una 
nuvolaglia nera di problemi.
­ ...tanto più il mio cortile, dove gioco con i miei amici, è brutto, tanto 
più i posti dove vado in vacanza mi sembrano belli... ­ proseguì Giovi.
Il  Primo  Ministro  aveva  preso  a  fissare,  distratto,  la  carta  geografica  di 
Marte e le foto della gita scolastica in Uzbekistan.
­...Vorrei che il mio quartiere fosse balneabile... ­
L'attenzione  del  Ministro  si  impennò:  ­  ragazzino  puoi  rileggete,  per 
cortesia? ­
­ Rileggo tutto il tema? ­
­ No, l'ultima frase, per cortesia. ­
­...  a  un  certo  punto  dell'anno,  in  genere  ad  Agosto,  tutti  quelli  che 
giocano in un brutto cortile devono scappare via perché è troppo brutto 
e gli viene la smania di andare in vacanza... ­
­ No, intendevo l'altra frase, quella prima ­ disse il Ministro.
­ Venezia ci appare bellissima perché le altre città fanno schifo. ­
Il Ministro si illuminò....

Anno  2196.  Lo  svincolo  della  tangenziale  di  Forlì  era  incantevole. 
Venivano da tutto il mondo per vederlo. Emanava suoni celestiali: tutti 
dei dlin dlon ipnotici che facevano venire l'acquolina in bocca. I veicoli, 
sospesi a 27 cm dall'asfalto, fendevano un'impercettibile vapore rosa.
La Gilda, insieme a Sakamoto e Fàrfel, se ne stava in silenzio a rimirare 
quella  meraviglia.  Gilda  puntò  il  misuratore  di  bellezza  verso  il 
cavalcavia, poi spostò il laser verso la tangenziale. Ting! Squillò l'arnese. 
­  Urca!  Son  ben  675  Beauty,  qui  ci  scappa  una  nomination  Unesco: 
CAVALCAVIA  DI  FORLÌ  PATRIMONIO  DELL'UMANITÀ".  Sentenziò  la 
Gilda, sfiorando a mezz'aria i caratteri cubitali. 
­ Troppa bellezza, veramente troppa ­ replicò serio Sakamoto. 
I  tre  alloggiavano  al  quindicesimo  di  una  torre  tappezzata  di  orchidee 
amaranto,  che  facevano  pendant  con  le  orchidee  del  guardrail  della 
tangenziale.
Dunque ripeto: siamo nel 2196, e l'umanità sta abbastanza bene, non ci 
si può lamentare.
Nell'arco di un centinaio d'anni il prezzo degli immobili di Londra si è 
uniformato a quello di Sassuolo e del Canton Ticino: non più di 3 Urbit 
al  metro  quadro,  qualcosa  come  6  euro  (la  vecchia  moneta  europea). 
Con questi prezzi, da anni, non si poteva più speculare un granché, la 
rendita  di  posizione  era  diventata  una  robaccia  arcaica  di  cui  nessuno 
aveva  più  memoria.  Abitare  di  fianco  allo  svincolo  di  Forlì  o  abitare  a 
Montmartre era bello uguale, ma soprattutto... COSTAVA UGUALE! Da 
circa  cinquant'anni  le  agenzie  immobiliari  si  erano  volatilizzate.  Al 
contrario  le  agenzie  di  viaggio,  erano  floride.  Tanto  per  farvi  capire, 
negli ultimi sei mesi era scoppiata la moda dei viaggi organizzati verso il 
polo  siderurgico  di  Piombino.  Gran  bel  posto  il  polo  siderurgico  di 
Piombino.  Mistico.  Siderale.  Blu!  Proprio  blu,  come  certi  luoghi  sacri 
della Persia antica.
La  storia  che  vi  racconto  inizia  quando  certe  imprese  multi  planetarie 
avevano  preso  a  sguinzagliare,  in  giro  per  l'Europa,  antropologi  e 
consulenti vari per capire come far ripartire i grandi affari immobiliari: 
come  riportare  il  business  all'antica  voracità  del  secolo  precedente?  La 
Gilda, Sakamoto e Fàrfel, erano uno di questi drappelli di antropologi e 
indagavano  la  penisola  Italiana.  Erano  stati  consultati  anche  per 
risollevare  la  situazione  immobiliare  di  Venezia,  Roma  e  Firenze,  che 
non se le filava più nessuno. Sì, certo, come città d'arte si andava ancora 
a vederle, ma a pari merito con le Dolomiti D'Acqua al largo di Misano 
Adriatico,  tanto  per  intenderci.  Cioè  si  viveva  tutti  in  posti  bellissimi, 
non solo curati, puliti e dignitosi, ma proprio incantevoli, nel senso di 
affascinanti, significativi, magnifici. Di roba deprimente non ce n'era più. 
E  non  era  più  possibile  cacciare  nessuna  etnia,  nessuna  comunità, 
nessuna persona a vivere in un posto repellente, in un ghetto. Perché di 
posti  repellenti  non  ce  ne  erano  più,  e  neanche  di  ghetti.  E  di  questa 
cosa ne risentivano assai i mercati immobiliari di tutto il pianeta Terra. 
­ A Che pensi? ­ chiese la Gilda.
­ A Cernobyl' ­ rispose Sakamoto
­  Mi  manca,  ­  sospirò  il  collega  nella  penombra  della  sera  ­  mi  manca 
molto, vorrei tornarci. ­
­  Eh  beh...  gran  bel  posto  Cernobyl'  ­  commentò  la  Gilda,  per  poi 
cambiare bruscamente discorso:
­  Che  incarico  della  minchia  ci  è  toccato!  Andare  a  indagare  su  come 
rilanciare i vecchi privilegi dei proprietari di immobili, che sciocchezza... 
si  sta  così  bene  oggidì,  oggi  che  ci  scambiamo  le  case  come  fossero 
ombrelli in un giorno di pioggia, ma perché? Perché? Perché? Perché le 
multi  planetarie  non  continuano  con  la  colonizzazione  dello  spazio 
interstellare?  Perché  tornano  a  grufolare  nel  mercato  immobiliare 
terrestre? ­
­  Eeeh,  mi  sa  che  i  Venusiani  non  si  sono  lasciati  abbindolare  e  ce  li 
hanno  rispediti  indietro,  gli  immobiliaristi  ­  disse  Sakamoto  – 
Comunque  dai  che  ci  pagano  bene,  pecunia  non  olet,  mettiamoci  al 
lavoro, interpelliamo Fàrfel sul da farsi... Allora Fàrfel, secondo te, che 
cosa  potrebbe  far  preferire  una  casa  ad  una  altra,  se  non  il  gusto 
personale? Che cosa potrebbe ripristinare una forte differenza di prezzo 
tra una casa e l'altra? ­
­ GLI SCHIFI! ­
­ In che senso? ­
­ Gli schifi, le schifezze, le puzze ... le cose schifose fanno molto ridere: 
una  casa  ricoperta  di  calzini  puzzolenti  o  di  caccole  a  me  piacerebbe 
vederla,  ci  porterei  i  miei  a  amici  a  vederla  e  a  schifarla...bleah,  bleah, 
bleah... ­
Fàrfel  era  un  ragazzino  di  12  anni.  Ogni  squadra  di  antropologi  si 
avvaleva sempre di un cinno di 12 anni. Si legiferò così da quel dì del 
lontano 2048, in cui il bambino Giovanni detto Giovi aveva illuminato il 
Primo  Ministro,  convincendolo  ad  esportare  magnificenza  in  tutte  le 
periferie del Granducato dei Terroni.
La Gilda e Sakamoto si fecero pensierosi. La Gilda si assicurò che Fàrfel 
filasse a nanna possibilmente con i dentini profumati di dentifricio. Poi 
rimase a chiacchierare nella penombra sul bordo del letto con lui.
Sakamoto,  invece,  si  ricordò  di  una  vecchia  indagine  sui  sedicenti 
Onanisti Urbani. Indagine abbandonata da tempo... per via del fatto che 
non  si  era  riusciti  ad  intervistare  un  gruppo  significativo  di  Onanisti 
Urbani.  Essi  erano  sfuggenti  e  difficilmente  intercettabili,  diffidenti  nei 
confronti degli antropologi ed ancor di più degli antropologi urbani. 
Sakamoto scese in strada per raggiungere il suo informatore di fiducia. 
A quell'ora un muezzin iniziava un'altissima preghiera dal pulpito di una 
mongolfiera,  gli  faceva  eco  un  neomelodico  napoletano  da  un  tinello 
illuminato. I palazzi ricoperti di azulejo raffiguranti personaggi manga, 
del secolo precedente, sbriluccicavano di pioggia e di cobalto ballerino.
Sakamoto  entrò  in  un  noto  pub  di  Forlì  e  ordinò  un  cocktail  al 
tamarindo, cercando con lo sguardo il suo uomo. 
Ed  eccolo  lì,  seduto  al  bancone  del  pub  di  Forlì:  Gustaf  Pignedoli, 
doppiogiochista,  spia,  sismografo  vivente  di  tutta  la  malavita  Padana. 
Sakamoto attirò il Pignedoli con cenni e bisbigli discreti. ­ Senti un po' 
Pignedoli, hai mai sentito parlare degli Onanisti Urbani? ­
­ Son dei melnetti, non mi va di parlarne. ­
­ E' importante, lo sai che sono un antropologo... li sto studiando... ­
­ Cosa vuoi sapere? ­
­ Voglio incontrarli. ­
­ Uuuh! Son pericolosi, non te li consiglio, in ogni caso non ho mica dei 
contatti diretti, ma so per certo che si ritrovano in dei posti segreti tutti i 
Mercoledì sera alle 19:34... chiedi a quel tipo con i baffi, digli che vuoi 
fare una gita aziendale ­ 
­ Eeeh!?... Una gita aziendale!? Esistono ancora? Ma è roba di due secoli 
fa! ­
­  Sakamoto,  ascoltami,  gli  Onanisti  Urbani  sono  prima  di  tutto  dei 
nostalgici, ricordatelo sempre. ­
­ OK, grazie Gustaf Pignedoli, saprò ricompensarti ­
Dovete  sapere  che  Sakamoto  e  Gilda  in  passato  avevano  intercettato 
qualche  Onanista  di  fronte  ai  negozi  di  articoli  pontifici  in  Vaticano. 
Incontri  sporadici,  in  cui  questi  perversi  se  lo  menavano  davanti  ai 
souvenir  del  Colosseo,  alle  statuette  di  centurioni,  di  santi  e  di  Papi, 
oppure  lo  infilavano  nei  tubi  di  scappamento  delle  ultime  automobili 
diesel rimaste sul pianeta terra. Gente perversa attratta da ogni genere 
di  schifezza  urbana.  Ma  cosa  c'è  di  così  magnetico  nella  bruttezza?  Si 
domandava Sakamoto. Potrà mai essere il propellente con cui rilanciare 
un nuovo mercato immobiliare? 
Sakamoto uscì dal locale e incontrò il suo Caronte con i baffi che doveva 
condurlo  in  gita  aziendale.  Pronunciò  la  frase  in  codice:  ­  “Vengo 
Anch'io!” ­ E si trovò imbarcato verso meta ignota. Viaggiò fino alle due 
di notte su un Idrominchia gravitazionale, una sorta di torpedone che 
risaliva i corsi navigabili, sospeso a 27 centimetri dal pelo dell'acqua. Il 
viaggio prevedeva diverse soste. L'idrominchia iniziò ad imbarcare man 
mano,  alle  diverse  fermate,  gente  silenziosa  e  funerea,  tutti  in  tenuta 
sadomaso, inguainati di lattice e borchie e con dei citofoni a tracolla.
  Dall'oblò  Sakamoto  vide  una  chiusa  idraulica  nascosta  da  folta 
vegetazione.  La  chiusa  prese  ad  aprirsi  lentamente  con  dei  cigolii 
sinistri.  Così  l'idrominchia  deviò  verso  un  canale  d'irrigazione.  Infine 
Sakamoto  e  gli  Onanisti  giunsero  alla  meta.  Nel  buio,  una  colonna  di 
imbecilli  in  succinte  tutine  nere,  scendeva  dall'idrominchia  e  si 
incamminava verso l'oscuro oggetto del desiderio. Sakamoto si accodò. 
Quale mai poteva essere la vera Mecca di questi brutti ceffi?
Dopo  mezz'ora  di  marcia  in  aperta  campagna  si  aprì  di  fronte  a 
Sakamoto  uno  spettacolo  truce  e  bizzarro.  Una  pretenzioso  casone 
risalente al 1988 con colonne doriche color cammello, giganteggiava di 
fronte  alla  folla  estasiata.  I  pellegrini  sadomaso  si  sedettero  silenziosi 
nell'anfiteatro in calcestruzzo precompresso. La luna illuminava il lattice 
nero delle tutine aderenti e le dorature dei citofoni.
Sakamoto sentì una mano sulla spalla, si girò. Era la Gilda. ­ Che ci fai 
qui? Come mi hai trovato? ­
­ Ho invertito il misuratore di bellezza, e il navigatore mi ha portato qui, 
guarda  tu  stesso,  c'è  un  segnale  fortissimo,  meno  400  beauty...  è 
veramente merdoso questo posto. ­ 
­ Sei matta è pericolosissimo, siamo in mezzo a dei melnetti feroci ­
­  Mo  piantala,  son  solo  dei  balordi,  e  adesso  zitto,  che  inizia  lo 
spettacolo ­ 
Silenzio.  Si fece buio.
Dalle  aiuole  del  villone,  illuminato  da  torce  alla  citronella,  i  nani  da 
giardino si alzarono in volo, in un frenetico Sabbat intorno alla linea di 
gronda. I tubi dell'impianto di irrigazione si alzarono sinuosi come serpi 
sparando  minacciosi  getti  d'acqua.  Un  nastro  trasportatore  sferragliava 
cupo  facendo  sfilare  stampi  in  materiale  plastico  e  componenti  in 
poliuretano provenienti dal capannone retrostante la villa. Una ventina 
di palmizi telescopici sbucarono dal terreno crescendo fino al tetto, per 
poi ritornare agli inferi sotto il livello del suolo, da dove erano venuti. E 
così a ripetizione crescevano e decrescevano; su i palmizi, giù i palmizi, 
su i palmizi, giù i palmizi.
Dapprima  furono  mugugni  e  suoni  sordi,  poi  la  platea  degli  onanisti 
prese  a  smarlettarsi  freneticamente  con  gemiti  e  urla  da  girone 
dantesco.  ­  Mo  mahaama  che  porcheria  ­  bisbigliò  la  Gilda  ­  che 
mentecatti! ­
Sakamoto era ammutolito e molto scosso. Il disgusto superava di gran 
lunga la naturale curiosità dei due studiosi. 
­  Andiamocene!  ­  disse  Sakamoto  ­  afferrando  per  un  braccio  la  Gilda 
che  si  era  appisolata  disgustata  e  annoiata.  I  due  tentarono  di 
andarsene, ma fecero appena in tempo a gettarsi a terra per evitare un 
oggetto volante, alzarono lo sguardo e videro stormi di omini neri che 
cercavano  di  copulare  in  aria  con  le  statuette  dei  nani.  Le  creature 
inguainate si erano unite in volo al Sabbat dei nani cementizi, cadendo 
al  suolo  come  fuchi  stremati  dall'ape  regina,  subito  sostituiti  da  altre 
tutine  nere  che  saltavano  e  si  appendevano  ai  nani  volanti,  tentando 
disperati amplessi. E di nuovo precipitavano da due, tre, quattro metri 
di altezza, agonizzando a terra come moschini estivi sul parabrezza. 
Sakamoto  e  Gilda  se  la  svignarono  veloci  e  raggiunsero  il  motoaliante 
della Gilda.
­ Ma dove siamo? ­
Secondo la strumentazione siamo a Campodarsego. Evidentemente, un 
secolo fa, la regione Veneto era disseminata da miriadi di case maledette 
come quella che abbiamo visto ­ commentò la Gilda. ­ Ne sono rimaste 
solo alcune, oggi luogo di culto di 'sti Onanisti Urbani. ­
­  Nessuno  crederà  mai  a  quello  che  abbiamo  visto  –  disse  serio 
Sakamoto. 
­ No, nessuno... ­ disse la Gilda azionando il velivolo verso l'alba di un 
nuovo giorno, la livida alba di Campodarsego in provincia di Padova.
Due  mesi  più  tardi,  i  ragazzini  antropologi,  componenti  di  tutte  le 
equipe Europee, si riunirono in un castello, turrito merlato e cazzuto, 
sede della multi planetaria capofila.  In tutto una dozzina di dodicenni.  
Dalla sala del Consiglio prese la parola Fàrfel: 
­ La merenda era buona, in fondo non sono mica cattive queste aziende 
multi  planetarie,  solo  che  bisogna  spiegargli  bene  le  cose,  sennò  non 
capiscono... quindi io, nella relazione finale, se siete d'accordo, scriverei 
così:
Carissime aziende multi planetarie, ricche e potenti, come ben sapete, 
purtroppo  per  voi,  l'umanità  ha  già  tutto  ciò  di  cui  ha  bisogno,  non 
desidera  altro.  La  pressione  turistica  è  stata  equamente  distribuita  su 
tutto  il  territorio  nella  misura  di  4,3  turisti  per  km2  al  giorno.  Inoltre 
non è più possibile generare disparità tali, tra gli umani, da farli bramare 
un  tetto  qualunque  sulla  testa,  poiché  una  casa  carina  in  un  posto 
fantastico  ce  l'hanno  tutti.  Tuttavia,  egregie  aziende  multi  planetarie, 
permangono  alcune  interessanti  nicchie  di  mercato  per  poter  fare  i 
vostri merdosi affari immobiliari. Non si tratta di grandi cifre, sia chiaro, 
ma visto che da Venere e da Saturno vi hanno cacciato a calci nel sedere, 
immaginiamo vi possano comunque interessare.
Per primi ci sono i Filotellurici scozzesi, che vorrebbero tanto abitare in 
zona sismica, o quantomeno subire quotidianamente qualche scossa di 
terremoto simulata. Son disposti a pagare bene per delle case tremule, 
ma elastiche.
Poi ci sono gli Pluviophili spagnoli che stan bene solo quando piove e 
tira  vento  e  son  disposti  a  pagare  oro  per  inseguire,  con  dei  dirigibili 
condominiali  volanti,  tutte  le  turbolenze  meteorologiche  con  le 
maggiori precipitazioni. 
Poi ci sono i cocainomani svizzeri che non vogliono mai vedere sorgere 
l'alba e vorrebbero vivere in discoteche sotterranee.
Poi ci sono in Italia i sedicenti Onanisti Urbani, che non ci han voluto 
spiegare  che  cosa  fanno,  perché  siamo  minorenni,  ma  noi  abbiamo 
capito benissimo ... –
 
Finita  la  stesura  della  relazione,  i  ragazzi  chiesero  un'altra  porzione  di 
torta, prima di imbarcarsi per i rispettivi Paesi. Fàrfel si appisolò stanco 
sul  sedile  vicino  al  finestrino,  e  nel  dormiveglia  continuava  a 
domandarsi: ­ Ci hanno mandato solo noi dodicenni a relazionare sulle 
perversioni urbane, ci han detto che loro, gli adulti, avevano da fare e 
non  potevano  venire.  Ci  hanno  detto  che  noi  ormai  siamo  abbastanza 
grandi  e  autorevoli,  e  potevamo  venire  da  soli.  Ma  secondo  me  non 
sono  venuti  perché  si  vergognavano  come  ladri,  e  temevano  di  non 
essere creduti. E poi secondo me il signore della multinazionale che ci 
ha portato la seconda porzione di torta non era molto contento. E poi, 
quando abbiamo letto la relazione di fronte a tutti i megadirettori, ogni 
volta  che  si  nominava  un  tipo  di  perversione  urbana  c'era  un  project 
manager, un amministratore delegato o un responsabile marketing che 
diventava  rosso  e  si  nascondeva  sotto  il  tavolo  con  una  coda  di  paglia 
lunga  due  biolche...  secondo  me  abbiamo  fatto  tanti  di  quei  pestoni, 
tante  di  quelle  gaffe  grosse  come  asteroidi...  Forse  non  la  dovevamo 
chiedere la seconda fetta di torta.


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